Testi
Costantemente impegnato in nuovi progetti e collaborazioni, William Vecchietti è un artista dal linguaggio diretto, libero, puro, ma è anche Ideatore, curatore e art director di manifestazioni e festival d’arte contemporanea, tra cui spicca AnconaCrea. Spogliato delle sovrastrutture il suo segno morbido dialoga con ogni superfice attraverso le tecniche tradizionali dell’arte e con quelle anticonvenzionali della modernità. Infatti l’archetipo, l’idolo che la mistica di Vecchietti evoca in “Mask” è composto da un polimero di amido di mais stratificato dall’avvicendarsi della penna 3D con un gesto propiziatorio. L’alter ego della civiltà contemporanea prende corpo partendo dai fori degli occhi, delineando fisionomie che richiamano il decorativismo tribale, il primitivo. Le presenze tanto silvane quanto urbane si manifestano oltre le fluorescenze, oltre gli incavi e le trame per essere venerate come madrine della speranza, della realtà, del futuro.
Marco Tittarelli – Aprile 2017
Yapwilli: uno spazio per un pensiero possibile
L’artista ha cercato di lavorare soprattutto nella zona pedonale del parcheggio, dall’entrata pedoni a tutti i passaggi e scale che portano da un piano all’altro. Nell’entrata/uscita pedonale ha disegnato due grandi visi sognanti (di cui uno alto 4 metri) come a segnare l’entrata in un mondo nuovo, dare una vera svolta al parcheggio e segnare da subito l’entrata in uno spazio dove le persone nel loro quotidiano usando il parcheggio possano appunto entrare in un mondo regalato dagli artisti, dove puoi sognare, pensare, immaginare.
Cuori, occhi, ippocampi e spermatozoi
Non è trascorso tanto tempo da quando ho conosciuto le opere di William, ma il tempo non ha poi tutta questa importanza nel suo lavoro. Il tempo ha influenzato il suo metodo di lavoro in relazione ai mezzi, ma gli elementi che troviamo nei suoi quadri meno recenti sono gli stessi che incontriamo in “My New Art Love” suo ultimo percorso artistico.
L’elemento da cui tutto nasce è la natura. L’immediata natura dei quattro elementi (aria, acqua, terra e fuoco) che si esprime attraverso una simbologia stilizzata di cuori, occhi, ippocampi, spermatozoi, e infiniti altri di un mondo reale quanto immaginario che insieme nascono e insieme comunicano creando quell’unione, cerchio, vortice, strana forza sprigionata da una fusione di energie.
Come una porta magica che aperta conduce in un nuovo mondo. Un mondo fatto di amore ma anche di tanti mostri dove l’occhio che guarda e ascolta conduce, come la mano di Virgilio conduceva Dante, in un viaggio, onirico e reale nello stesso momento e il percorso da l’uno a l’altro è percettibile solo attraverso il simbolo, la forma e i colori. Un mondo pieno di colore, esplosioni di colori, toglie alla morte e ai suoi mostri quel timore che forse non è neanche giusto attribuirgli.
E’ questo confine che meraviglia e che affascina.
Nel suo ultimo percorso, rielaborato, l’occhio continua a condurre.
In My New Art Love pittura, fotografia e intervento digitale giocano con i visi, le facce inespressive, personalità e nuovi mondi.
Ritratti del nostro tempo dove amore e natura sono sempre tratti somatici indomabili ma adattabili. L’intervento digitale e pittorico modifica il soggetto e il suo sguardo per creare un personaggio di un mondo virtuale, pieno di colori e di altre dimensioni, viso che non perde la neutralità della sua espressione e la realtà della sua comunicazione.
Da un mondo reale a un mondo virtuale,un viaggio.
Un momento, uno sguardo, un’emozione.
Sussurra all’orecchio.
Ascolto la voce che parla.
Mi piace.
La seguo.
Il ritratto-virtuale conduce nel suo mondo,
il suo mondo è come il mio,
sarò ritratto-reale.
Michele Panella 07.11.2000
Il suo cavalluccio marino gli somiglia come sono suoi i grandi occhi mobili quasi ossessivi che vigilano sulle grandi zone piatte di colori accesi.
Se sono i suoi o indicano qualcos’altro penso che poco importi.
Ma ci dicono state attenti.
E sono sempre là, in mezzo a un tripudio di forme riconoscibili formalmente crude e semplicemente dirette. Una specie di tavola imbandita,con i suoi pensieri, dopo che tutti abbiamo smesso di mangiare.
E poi, scorgerci.
Sempre se il cibo è vita e la vita è cibo. Il tutto condito di una componenete ironica forse per alcuni ma non per me.
Due lingue si attorcigliano, culminando in grossi peni eretti muniti di preservativo sovrastati da corpi nudi, immagini mistico religiose.
Ed ancora il grande occhio che congiunge il tutto. Non c’è sguardo tragico, ma sguardo attento,i simboli vivono tutti assieme senza complicarsi.
Talvolta una vena accusatoria, ma il dito non si rivolge verso nessuno.
La morte è presente in varie forme forse perchè talvolta troppo vicina ma non ci fa paura come i falsi miti e credi vogliano farci pensare.
E’ “semplicemente” presente in mezzo a formiche, che continuano il loro brulicare senza sosta e senza ascolto, il pane per l’inverno.
La retorica è inutile altrimenti diventiamo anche noi falso credo.
Il segno tribale persiste, scandisce il tempo dei momenti di calore.
Continuo a credere negli occhi.
Donatella Discepoli millenovecentonovantasette
Protendere il cuore
A destra a sinistra al centro
fai otto ripetizioni per otto volte
esegui l’esercizio per un mese otto volte al giorno
benefici allargamento della cassa toracica, miglioramento della respirazione e
del sonno
passato un mese ripeti l’esercizio portando il cuore alle mani
comprimi, allarga, allunga e spingi; potresti sentire dei fastidi che possono
divenire intensi
a volte sopraggiunge Paura
in alcuni casi senso di soffocamento
possono insorgere lacrime improvvise
allora respira
protendere mani verso l’Inesprimibile
protendere le mani anche quando credi di non poter fare altro
alla ricerca della pandemia
immersi in fascismi mediatici
fare esercizio
ripetere l’esercizio ogni giorno. la ripetizione crea
resisti al fascismo mediatico al pressappochismo virulento. una paralisi
indotta, un’infiltrazione lenta ed efficace
una rassegnazione sottile
ripristinare il legame tra coscienza ed azione
ripetere l’esercizio
entrare nei recessi dell’intimità
spingere, abbassare,comprimere, alzare, nascondere,innalzare,aprire,aprire, far
esplodere curare, a volte curare e mettere a dimora
aspettare, ascoltare, aspettare
sanguinare,saturare,aspettare
usare colori per creare magie, edificando
un’immagine crea mondi
non mi trovo qui per caso. anche se a volte me lo dimentico
ne a caso non ho voglia o intenzione di analizzare il lavoro di William
Vecchietti
l’innegabile vicinanza affettiva non è il deterrente
ho visto quasi tutti i suoi lavori, a volte ci hanno separato pause temporali,
altre pause di noia emotiva
ma riconosco le mani e il modo che hanno di muoversi. dapprima con pennelli, in
una concentrazione che ha dato sempre spazio a chiacchiere e distrazioni
in una concentrazione nella quale, la mano si muoveva comunque
e le immagini hanno sempre creato mondi
più o meno privati
più o meno decifrabili
le immagini, quelle immagini hanno sempre creato mondi molto colorati
da qualche tempo è arrivata la presenza umana che entra in modo prepotente
dapprima lavori su foto che potevamo definire anonime, semplici foto tessere più
o meno impersonali; terreno neutro su cui si estrapolavano possibilità infinite
volti deformati inseriti in sfondi
volti che perdono le fattezze che gli sono proprie per assumerne altre
le fisionomie si trasformano, si traslano in forme “altre” che arrivano da
dentro
o non saprei da dove
le fisionomie si trasformano arrivando da fuori forme di universi multiformi.
Multicolori invadenti. Materie che fluttuano in spazi di cui si perdono i
confini.
E la creazione di mondi nuovi
li qualcuno donava la sua immagine quasi per gioco, il resto era in mano sua
ora, la Partecipazione
interazioni tra lui e noi
interazioni guidate, interazioni spontanee
alcune cose ci portano davanti alla nostra esistenza
si cade in ginocchio
caduti al cospetto della vita
ed occorre allenare il cuore verso direzioni che non avresti mai pensato
rimetterlo in una nuova posizione
Apocatastasi,ritorno allo stato originario. Reintegrarsi a se stessi.
Reintegrarsi con quello che c’è attorno a Te
le immagini creano mondi
le immagini danno l’ossigeno necessario
per far protendere il cuore.
Donatella Discepoli,maggio duemilanove.
Note su Willi
I primi due aspetti che colpiscono guardando le opere di William Vecchietti, sono indubbiamente la bidimensionalità ed il chiaro riferimento a certi lavori di Keith Haring. Si tratta però di una primissima impressione quanto mai superficiale, suggestione che scompare immediatamente se si analizzano le opere in maniera un po’ più approfondita e seria. La bidimensionalità degli elementi dipinti serve solo da porta interdimensionale, se invece si studia la struttura compositiva delle opere, si troverà presto una chiave di lettura abbastanza semplice, ma con conseguenze interessanti.
Le diverse tele dell’artista hanno frequentemente un elemento centrale, che funge da perno ideale per la rotazione sull’opera su se stessa: la piccola rotazione iniziale è poi amplificata dagli elementi pittorici posti lungo le direttrici del quadro, che dal centro vanno verso l’esterno.
L’accelerazione improvvisa, è poi garantita da tutto il microcosmo di figure che vive all’interno dell’opera. Ben presto questa rotazione bidimensionale, si trasforma in un movimento a spirale che tende ad assorbire lo spettatore all’interno di un universo splendido e tremendo allo stesso tempo.
In questo modo si è entrati nell’opera. Suoni, Flash e vertigini accompagnano ora verso altri mondi dipinti lì vicino con colori allucinanti.
Mostri e simboli sembrano essere tratti dalle più remote profondità dello spirito, ma la loro decifrazione è impossibile, poichè non hanno un unico referente, ma infiniti: lo stesso artista rinuncia a seguirli tutti…vivono. Alcuni elementi, il cuore, il preservativo, la croce e l’occhio, ritornano spesso, come delle ossessioni, con noi essi l’artista plasma irreversibilmente il suo universo, non c’è scampo, questo è il suo mondo.
In realtà in fondo lo spettatore non è approdato in un universo neutro ove tutto può accadere, in linea di massima il destino di chi vi è dentro è già calcolato dall’autore, non si sfugge.
Riuscitissima l’immagine di Oskar Barrile quando descrive i contenuti delle tele dell’autore come un “woodoo”alla rovescia dove disegnare il Nemico vuol dire annientarlo e dove tratteggiare l’Amico è già averlo salvato per sempre.
Altro errore di valutazione sarebbe quello di avvicinare troppo le opere dell’artista a quelle di Haring, poichè vanno in direzioni diverse e sono eseguite in tempi e con retroterra culturali completamente distanti, se proprio si volesse collocare le sue opere, sarebbe più opportuno sistemarle lungo quel filo rosso dei “pittori dell’immaginario” così abilmente descritti da Giuliano Briganti.
Danilo Burattini giugno 1997
William Vecchietti è un pittore, e dipinge tele di formato medio/grande con acrilici e paste colorate. Meglio sarebbe dire che acrilici e paste colorate sono William Vecchietti e fissano come un occhio un pittore di medio/grande formato. Fissare su tela, come si impressiona su una pellicola fotosensibile, un paesaggio interiore o un incubo notturno.
Il paragone non è gratuito; fotografia e opere di Vecchietti condividono la stessa rarefazione della e dalla materia. La stessa inafferrabilità degli oggetti e dei corpi che, privi di spessore seppur precisamente definiti, si stagliano su fondi multicolori come silhouettes.
A volte, proprio per testare questa rarefazione, ecco un occhio fatto di paste colorate che si appoggia alla superficie della tela.
Nessuna profondità come una foto scattata col diaframma tutto aperto, dove lo sfondo non più a fuoco diventa una serie di forme colorate su cui come in un palcoscenico, si muovono impronte di oggetti e di mani.
Non sono oggetti neutrali quelli delle tele del Vecchietti, vivono lungo i mille accadimenti della vita quotidiana e si mostrano in tutta la loro distruttività nell’Intolleranza.
Guerra, razzismo, moralismo sono le cento facce con cui essa appare e sono così che appaiono in questi quadri che spesso si rivelano non più opere pittoriche ma come il percorso di un rito compiuto: un woodoo alla rovescia dove disegnare il nemico vuol dire annientarlo e dove il tratteggiare l’amico è già averlo protetto per sempre.
Ecco pèrchè le opere del Vecchietti sembrano anche il tracciato di una performance avvenuta mentre l’artista tracciava via via i segni della sua opera.
Confrontatele con un graffito preistorico o con un murale metropolitano: tutti e tre non possono essere scissi dall’immagine dell’azione che alla fine generati.
E come un ex-voto, spaziali, i quadri di Vecchietti stanno li a dimostrare che a volte l’ingenuità ha una forza incommensurabile e una vitalità universale
William Vecchietti is a painter and he paints on canvas of medium and large size with acrylics and colours pastels. It would be better to say that acrylic and pastels are William Vecchietti and fix, as en eye, a painter of medium/higt stature.
To fix on a canvas, like imprintig on a photo-sensitive film, an inner landscape or a nightmare.
The comparison is not gratuitous; photos and works of William vecchietti share the same rarefaction of and from the matter. The very same elusivity ok the objects and of the bodies which, without thickness even if exactly defined, stand out on a multicoloured background as silohuettes.
Some times, just to test this rarefaction, here is an eye made of colour pastels that leans on the surface of the painting.
No depth, just like a photo taken with the stop fully open, where the background is not in focus anymore and becomes a series of colour shapes where, as on the stage, the marks of objects and hands are moving.
The subjects of Vecchietti’s paintings are not neutral, they live along with the thousand events of every day’s life-and they appear in all their destructivity in the Intollerance.
War, racialism, moralism are the thousand faces of the life and in these paintings they appear not as pictorial works but as the course of an accomplished rite : an upside down woodoo where drawing the Enemy means annihilating him and where sketching the Friend means to have already protected him forever.
That’s why Vecchietti’s paintings seem to be the layout of a performance that happened while the artist gradually marked out the signs of his work compare them with the prehistoric grafittes or with a metropolitan mural painting: all three of them can not be separated from the image of action that, at the end, generated them.
And, like spatial ex-vote, Vecchietti’s paintings are there to show that sometimes ingenuousness as an incommensurable strength and universal vitality
Oskar Barrile 9/1/94
Books
Web Links
- cronacheancoana.it - 2017 apr
- UrbanLives.it - 2017 feb
- comune.ancona.gov.it - 2016 dic
- travelonart.com - 2016 giu
- UrbanLives.it - 2016 giu
- fattodiritto.it - 2016 apr
- associazioneantigraffiti.it - 2016 mar
- meltingpot.org - 2015 mag
- Ziguline.com - 2014 ott
- popupfestival.it - 2014 set
- ilrestodelcarlino.it - 2014 mar
- ilrestodelcarlino.it - 2011 ott
- lostateminor.com - 2011 mar
- paperblog.com - 2010 ago
- Ziguline.com - 2009 lug
- artsblog.it - 2009 giu
- ilrestodelcarlino.it - 2007 giu
- laantorchadekraus.blogspot.it - 2007 gen
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